Tentomushi

  1. Scrittura cinese.

    AvatarBy Tentomushi il 27 July 2014
     
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    I caratteri cinesi costituiscono il più antico sistema di scrittura tra quelli ancora utilizzati. Si narra la leggenda che un giorno l'imperatore Giallo, Huangdi, stanco di usare i nodi sulle cordicelle come strumento di memorizzazione delle informazioni, chiese a Cang Jie, lo storico di corte, di pensare a uno strumento migliore. Cang Jie si mise subito a lavoro. Esistono diverse versioni della leggenda.
    Secondo la prima un giorno, mentre stava cacciando, Cang Jie vide una tartaruga le cui venature sulla corazza catturarono la sua curiosità. Ispirato dalla possibilità di una relazione logica tra quelle venature, si mise a studiare gli animali, il paesaggio e le stelle, e inventò un sistema simbolico: i caratteri cinesi.
    Secondo un'altra versione, un giorno Cang Jie vide una fenice volare nel cielo con un oggetto nel becco. L'oggetto cadde a terra proprio davanti a Cang Jie, lasciando un'impronta sul terreno. Non essendo in grado di riconoscere a quale animale appartenesse, Cang Jie chiese aiuto a un cacciatore di passaggio, il quale gli disse che senza dubbio l'impronta apparteneva a un píxiū, animale mitologico cinese simile a un leone alato.
    La conversazione con il cacciatore lo ispirò: incominciò infatti a chiedersi se fosse possibile descrivere ogni cosa partendo da una sua "impronta", così come il cacciatore aveva descritto il píxiū partendo dal segno lasciato sul terreno. Da quel giorno Cang Jie prese a osservare le caratteristiche di tutto quello che gli capitava sotto gli occhi: il Sole, la Luna, le stelle, le nuvole, i laghi, i mari, gli animali.. Creò poi un elenco di caratteri e lo presentò all'imperatore che, entusiasta, lo fece insegnare a tutti i sudditi.
    A parte l'indubbio fascino di questa leggenda nelle sue differenti versioni, la teoria più accreditata vuole che la lingua cinese scritta sia nata insieme alle incisioni sui gusci di tartaruga, sulle ossa e sugli oggetti di bronzo nel corso della dinastia Shang.
    L'uso del pennello e dell'inchiostro comparve nel 200 a.C, dapprima per scrivere sulla seta e poi sulla carta. Ancora oggi le barrette di inchiostro secco, ricavate impastando fuliggine e colla e aromatizzate con essenze profumate, sono uno dei "quattro tesori" della scrittura, insieme al pennello, alla carta e al calamaio. L'invenzione del pennello da scrittura, quello usato ancora oggi, e attribuita a Meng Tian, generale della dinastia Qin, famoso per essere stato tra i costruttori della Grande Muraglia; la sua intuizione fu quella di sostituire la punta del pennello, che all'epoca era costituita da fili di canapa, con un ciuffo di setole di animali. Ma il grande passo avanti avvenne qualche secolo dopo, grazie all'invenzione della carta, ad opera di Cai Lun, che ne standardizzò le procedure di produzione. Con questi due strumenti e l'inchiostro si sviluppò quella che si può definire una vera e propria forma dell'arte: la calligrafia.
    Nel tempo i caratteri, pur mantenendo il significato originario, hanno subito numerosi cambiamenti nella forma, nella struttura e nel numero, fino ad arrivare alla forma odierna. Lo stile corsivo, usato nella scrittura comune, aveva già introdotto alcune semplificazioni nella grafia, tuttavia negli anni Trenta e Quaranta del Novecento la questione della semplificazione dei caratteri diventò pressante: Molti intellettuali sostenevano infatti che la semplificazione avrebbe aiutato l'alfabetizzazione. Fu Mao Zedong ad avviare il processo di semplificazione, promosso in due fasi, nel 1956 e nel 1964. La riforma si applicò su tre fonti: l'eliminazione di 1027 caratteri "doppioni", la riduzione dei tratti di molti caratteri e l'introduzione delle lettere latine per la trascrizione dei caratteri, il famoso metodo "pinyin" che si impose su tutti i metodi precedenti.
    Una precisazione: la Cina non ha "proibito" i caratteri tradizionali, semplicemente non li usa per le pubblicazioni interne.
    Il sistema di scrittura cinese si diffuse inoltre in diversi Paesi del Sudest Asiatico, e ciascuna nazione adattò i caratteri cinesi alla propria lingua: il Giappone dal 1946 usa un insieme di caratteri semplificati in maniera meno drastica, la Corea ne ha limitato l'uso, mentre il Vietnam li ha aboliti favorendo l'uso dell'alfabeto latino.
    Il più grande dizionario mai esistito in Cina, il Grande Dizionario della Lingua Cinese, raccoglie oltre 54000 diversi caratteri. Per fortuna i caratteri più utilizzati nella vita quotidiana erano solo 4261. Nel 1988 il governo cinese ha emanato una direttiva che fissa in 3500 i caratteri più usati (che vengono insegnati alle elementari, alle scuole medie e al liceo). Gli studiosi raggruppano i caratteri in sei famiglie: pittogrammi, ideogrammi composti, composti forma/suono, fonogrammi e falsi prestiti.
    Ogni caratteri cinese è formato da un insieme di tratti. Esistono regole precise per la scrittura: si parte da sinistra in alto e si prosegue verso destra in basso, scrivendo prima le parti esterne e poi quelle interne.
    Ogni carattere copre una superficie quadrata e va scritto seguendo determinate proporzioni; i caratteri costituiti da più elementi comprimono queste parti tra loro, in modo da mantenere una forma e una dimensione complessiva omogenea.
    Vuole la tradizione che Wang Xizhi, uno dei massimi calligrafi cinesi, imparasse l'arte di "far danzare il polso" osservando il modo in cui le oche piegavano il collo. Secondo il maestro Wang il foglio di carta è il campo di battaglia, e il destino del combattimento si decide impugnando il pennello: i tratti sono gli ordini dei comandanti, le curve e i ritorni sono i colpi mortali.
    Spesso ci si chiede come sia stata possibile l'estrema longevità della lingua cinese. Una risposta plausibile viene dalla straordinaria bellezza e armonia dei suoi caratteri: se disegnato correttamente il carattere non vine composto tratto per tratto in modo meccanico, ma attraverso un unico gesto armonico, in cui chi scrive trasmette la propria energia al pennello. La calligrafia quindi non è solo una forma d'arte, ma anche un utile esercizio psicofisico: richiede attenzione, concentrazione e serenità d'animo, con effetti positivi sull'equilibrio. I caratteri cinesi sono insomma assai più che un semplice strumento di scrittura: sono un vero e proprio patrimonio culturale.

    V.Z

    Fonte: Il Libro Dei Caratteri Cinesi di Antonio Cianci.
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